ANATOMIA
CAUSA
Per la loro genesi e crescita è molto importante l’influenza degli ormoni ovarici: infatti non si trovano prima della pubertà e tendono a regredire durante la menopausa: periodi in cui tali ormoni sono in basse concentrazioni; mentre tendono a crescere in gravidanza fino alla ventesima settimana circa, per poi rimanere stazionari fino al termine e regredire anche completamente dopo il parto.
SINTOMI
DIAGNOSI
La metodica diagnostica più usata e più facile è senz’altro l’esame ecografico; ma RMN, tomografia e laparoscopia possono essere di aiuto in casi selezionati e più difficili.
TERAPIA
La prima cosa da fare prima di intraprendere un percorso terapeutico è il controllo ecografico nel tempo della evoluzione dei fibromi evidenziati, associato alla valutazione dei sintomi presenti. In assenza di sintomi e di crescita di volume dei fibromi il consiglio terapeutico migliore è quello della sorveglianza ecografica, prima semestrale e poi annuale, fino a che non si hanno modificazioni di rilievo. Nel caso invece siano presenti sintomi, la scelta terapeutica di tipo medico o di tipo chirurgico, si basa sulla valutazione di vari fattori: l’età della paziente, il desiderio di gravidanza, l’entità e il tipo di sintomi, le caratteristiche anatomiche dei fibromi riscontrati.
La terapia medica più efficace si è basata per anni sull’uso di un ormone ( leuprorelina acetato) per via iniettiva, con cadenza mensile per massimo 6 mesi; da poco è entrato in commercio un nuovo farmaco (ulipristal acetato), per via orale, molto più maneggevole, da prendere giornalmente per un massimo di tre mesi. Ovviamente sarà il medico specialista che valuterà la fattibilità della terapia e la monitorerà. Un presidio molto in uso ed efficace è la spirale al progesterone che permette di ridurre notevolmente le perdite ematiche ma non fa ridurre i fibromi.
La terapia chirurgica si può avvalere di intervento di isterectomia o miomectomia, sia laparotomico che laparoscopico o isteroscopico: sempre valutati dal medico dopo colloquio con la paziente. Altra metodica in uso, eseguita solo in centri particolari di riferimento è l’embolizzazione dell’arteria uterina: questa tecnica prevede la chiusura con agenti embolizzanti dell’arteria che nutre l’utero; così facendo i fibromi in causa si rimpiccioliscono.
Veniamo alla GRAVIDANZA: le donne che sono portatrici di fibromi possono presentare maggiori difficoltà a rimanere gravide; presentano un lieve aumento di rischio di aborto e di parto pretermine. Ovviamente questo tipo di complicazioni variano in base al numero e alla sede dei fibromi. Gli stessi si è visto che hanno una tendenza ad accrescersi specialmente nel primo trimestre di gravidanza.
Se i fibromi sono sottomucosi, cioè interni, deformano la cavità, e se si sono verificati aborti precedenti, si può consigliare di asportarli; altrimenti la tendenza è comunque quella di fare una terapia di attesa: un intervento chirurgico sull’utero può provocare comunque delle cicatrici che possono essere loro stesse la causa di problematiche future. In caso poi che il parto venga espletato con taglio cesareo, gli eventuali fibromi non vengono mai tolti nello stesso momento per il notevole rischio di emorragie.